14/15 LUGLIO 2021 – “Concerto Lirico Sinfonico”

Direttore: ALFREDO SORICHETTI
Soprano: MARIA CRISTINA BELLANTUONO
Soprano: CECILIA HYUNAH SON
Soprano: PAOLA VERO

PROGRAMMA 

Direttore: ALFREDO SORICHETTI

Soprano: MARIA CRISTINA BELLANTUONO

Soprano: CECILIA HYUNAH SON

Soprano: PAOLA VERO

WOLFGANG AMADEUS MOZART
LE NOZZE DI FIGARO – OUVERTURE

LUDWIG VAN BEETHOVEN
Ah Perfido Op. 65 Aria per Soprano

GIUSEPPE VERDI
DA LA TRAVIATA
“ Teneste la promessa…Addio del passato “
Aria per Soprano “

GEORGES BIZET
DA CARMEN “ Entr’act III “

GIACOMO PUCCINI
DA LA MADAMA BUTTERFLY
“ Un bel dì vedremo “
Aria per Soprano

GIUSEPPE VERDI
UN BALLO IN MASCHERA – Preludio

GIUSEPPE VERDI
DA UN BALLO IN MASCHERA – “Morrò, ma prima in grazia”

GIUSEPPE VERDI
DA LA TRAVIATA “ E’ strano… ah forse lui…sempre libera“

GIACOMO PUCCINI
DA LA BOHEME “ Quando m’en vo’
“ Aria per Soprano

NOTE ILLUSTRATIVE

Il concerto odierno si basa per la maggior parte su celebri arie d’opera dei due principali protagonisti del melodramma italiano: Verdi e Puccini. Come introduzione, tuttavia, si parte con la spumeggiante ouverture de Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart. Dall’opera comica si passa a quella metastasiana con un brano di rara esecuzione, ma estremamente interessante. L’aria “Ah, perfido”, op.65, è uno dei rarissimi tributi di Ludwig van Beethoven all’opera seria italiana. Interessato soprattutto alla musica strumentale, Beethoven scrisse anche per la voce, ma essenzialmente lieder su testi tedeschi, il singspiel “Fidelio”, oltre alle opere di carattere sacro. La vocalità italiana è del tutto marginale e concentrata nei primi anni di formazione del compositore. Fu Antonio Salieri (1750-1825), dominus dell’opera a Vienna, ad insegnare a Beethoven i fondamenti della vocalità italiana. L’allievo imparò presto e bene la tecnica, ma scrisse poco e solo dietro precise commissioni. Nel caso dell’aria “Ah perfido” esiste un’annotazione sul manoscritto: “Recitativo e aria composta e dedicata alla signora Di Clari”, ovvero la contessa Josephine Clary, niente più che una dilettante. L’esecuzione si tenne in forma privata in qualche salotto della città di Praga. Nel 1796 l’aria fu eseguita da una ben più celebre cantante, Josepha Dusek (1754-1824), molto nota all’epoca e amica di Mozart (fu la prima interprete di donna Anna nel Don Giovanni). È probabile che Beethoven, non avvezzo ai testi italiani, abbia faticato più del collega salisburghese ad adattare la musica alla prosodia italiana, ma il risultato è senz’altro eccellente. L’autore del testo è sconosciuto, ma è chiaro il riferimento a Pietro Metastasio. Anche la situazione è tipica dell’aria d’opera seria: un’eroina si dispera per essere stata abbandonata dall’amato, chiede vendetta agli dei (“Vedrò le mie vendette”), ma poi si pente (“Ah no, fermate, vindici Dei”), implora pietà per lui (“Risparmiate quel cor”) e per se stessa(“Dite voi se in tanto affanno non son degna di pietà”). “Ah perfido” è anche un esempio della struttura del melodramma settecentesco, con la successione recitativo-arioso piuttosto schematica. Con l’ottocento l’opera adotterà altri schematismi, ma il discorso vocale e strumentale appare generalmente più fluido. In altre parole, si supera la contrapposizione tra recitativo ed aria. Anche il virtuosismo vocale si trasforma. Se proprio si vuole trovare qualche elemento comune, l’eroina metastasiana è una donna abbandonata come Violetta. Ma nella protagonista di Traviata non c’è mai un momento di furore, mai una parola aspra nei confronti dell’amato, solo uno sconfinato spirito di sacrificio, di annullamento di se stessa a favore di Alfredo. È implorante anche Amelia quando, nel terzo atto di Un ballo in maschera supplica Renato di lasciarle abbracciare il figlio un’ultima volta prima di morire. Spesso è tragica la sorte anche delle protagonisti femminili delle opere di Giacomo Puccini. È il caso di Cio-Cio-San, ovvero Madama Butterfly, ma nell’incantevole aria “Un bel dì vedremo” c’è ancora spazio per l’illusione. Più spensierato è il contesto del “valzer di Musetta”, nel secondo atto della Bohème, tra i tavoli del caffè Momus, dove la ragazza si pavoneggia e cerca di riconquistare Marcello.


A cura di
Riccardo Crespi