21 aprile – “Prodigi virtuosistici e musica boema”

Direttore: GRIGOR PALIKAROV
Violino: ANDREY BARANOV

Giovedì 21 Aprile 2022 – ore 17.00
Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo

Violino: ANDREY BARANOV
Direttore: GRIGOR PALIKAROV

Programma:

Michela Ruggiero
Libeccio
– prima assoluta –

Niccolò Paganini
concerto per violino n 2
in Si min op. 7

Antonín Dvořák
Sinfonia n. 5 in Fa maggiore, op. 76

NOTE ILLUSTRATIVE

Apre il concerto odierno una prima assoluta: “Libeccio” di Michela Ruggiero. Ecco come la compositrice presenta il brano: “Libeccio (Libycum), “Afro”, è un vento che nasce in Africa e raggiunge le coste del Mediterraneo. Il viaggio del libeccio è lo stesso di tanti uomini e donne, in fuga dalla guerra e dalla povertà. Il brano vuole essere la narrazione di questo viaggio, di vento e di uomini. La prima parte del pezzo, caratterizzata dal ricorso a tecniche estese, vuole rievocare i suoni del viaggio per mare (vento, beccheggio delle piccole imbarcazioni di legno tensione delle cime,gabbiani) su cui si innesta un lamento che diventa canto tribale, fil rouge che attraversa tutto il brano. Il dolore e la nostalgia per la separazione dalla propria terra e dai propri cari, l’incertezza della sorte, incarnano un secondo motivo che si intreccia contrappuntisticamente con il primo, dapprima con un incedere lento, poi man mano incalzando come il soffio del vento che si fa raffica, poi tempesta, grido acuto. Il vento si infrange e si spezza,così come il canto. Pianissimo avanza l’elemento liquido, la calma della profondità del mare, che prende corpo nelle corde vuote del violoncello. Il canto riprende sottovoce, così come il suono del viaggio e si estingue alfine nel silenzio dell’ultimo soffio”.

Niccolò Paganini compose il suo secondo Concerto per violino e orchestra nel 1826, mentre si trovava a Napoli e per motivi di salute fu costretto ad annullare alcuni concerti. Rispetto al Concerto n. 1, il tratto distintivo è l’organico orchestrale decisamente ricco: oltre a legni ed archi ci sono due corni, due trombe, 3 tromboni, serpentone (strumento a fiato in legno), cimbasso (un tipo di trombone basso), timpani, piatti e campanello in fa diesis. Proprio l’impiego di quest’ultimo nel Rondò è alla base del titolo “la campanella” con il quale il concerto è noto (nell’ottocento spesso veniva eseguito solo il movimento finale). Il Concerto è tipicamente romantico, con momenti appassionati e altri garbatamente umoristici, come nel Finale, dove il campanello imita scherzosamente il violino nei passaggi più acuti. Il solista esegue passaggi di bravura spettacolari e solo l’intenso Adagio rappresenta un’oasi distesa, ispirata al corrispettivo movimento del concerto n. 24 di Giovan Battista Viotti (1755-1824), scritto circa trent’anni prima.

La Sinfonia in Fa maggiore op.76 di Antonin Dvoràk fu composta nell’estate del 1875, dunque precede sia la Sinfonia n. 1 in Re maggiore (1880), sia quella in Re minore (del 1885). Pare che la numerazione dipenda da un errore dell’editore Simrock. Dvoràk curò la pubblicazione solo delle sue ultime cinque sinfonie, ritenendo le prime meno importanti. Dunque la Sinfonia in Fa maggiore è, in ordine di tempo, la prima ritenuta dall’autore degna di essere pubblicata e la quinta in termini assoluti, se si tiene conto delle quattro pubblicate postume. Fu eseguita per la prima volta a Praga nel 1879, sotto la direzione di Adolf Čech, e fu soprannominata “Pastorale” per il suo carattere sereno (curiosamente la tonalità è la stessa della sesta Sinfonia di Beethoven, anch’essa detta “Pastorale”): “ Di fatto tutta la composizione è mantenuta in toni di un’intima quiete, non conosce sviluppi drammatici e contiene alcune delle migliori idee del Dvoràk lirico, sfiorando solo in qualche episodio del secondo tempo atmosfere un poco malinconiche” (G. Manzoni).

Riccardo Crespi