4/5 AGOSTO 2021 – “Musiche da Film”

Direttore: ENRICO SAVERIO PAGANO (ph. Giacomo Miglierina)
Violino: MARIA SAFARIANTS
Fisarmonica: SIMONE ZANCHINI

PROGRAMMA 

KOMITAS SOBOLEV
FANTASIA DI ARMENIA per Violino, fisarmonica e Orchestra

Suite di Musiche da Film per Violino, Fisarmonica e Orchestra
(Arrangiamenti di Paolo Zannini )

ROBERTO DI MARINO
“ BANDONEON CONCERTO “ per Bandoneon e Archi

NOTE ILLUSTRATIVE

La relazione tra musica colta e musica popolare armena è molto complessa per tanti aspetti. Terra di confine, di passaggio, di conquiste, l’Armenia ha una storia complicata, dunque anche la cultura e l’arte armena riflettono tale complessità. È più corretto parlare di musiche popolari dell’Armenia, dal momento che in quest’area che, fino a cent’anni fa, apparteneva all’impero ottomano, vivevano a stretto contatto curdi, turchi, arabi, georgiani, armeni. Lingue, religioni e tradizioni differenti tra loro, ma tollerate. Nelle musiche armene si usano strumenti che provengono da Iran, Afghanistan, Turchia, area caucasica e ci sono perfino strumenti arabi. Su queste profonde stratificazioni culturali si inserisce, in tempi più recenti, l’influsso “sovietico” con l’apporto di compositori importanti come Arno Babajanian (1921-1983), Alexander Arutiunian (1920-2012), Edvard Mirzoyan (1921-2012) e, soprattutto, Aram Khachaturian (1903-1978). Come per altre realtà culturali, a cavallo tra fine ottocento e inizio novecento, anche in Armenia si è sviluppata una ricerca etnomusicologica, ma nel recupero del patrimonio popolare di questa terra ha inciso negativamente la durissima persecuzione patita dal popolo armeno nei primi anni del XX secolo. Gran parte delle ricerche musicali, infatti, sono andate perdute in quel periodo.

Nella suite di musiche da film sono protagonisti i due più grandi compositori italiani di colonne sonore. Di Ennio Morricone si ascolteranno le note scritte per “Nuovo cinema paradiso” di Giuseppe Tornatore, sebbene il “Tema d’amore” (che compare a più riprese nel film, ma che è associato soprattutto alla scena finale del collage di di baci dei film censurati) sia stato scritto da Andrea, il figlio di Ennio. A seguire le musiche di “Metti una sera a cena”(1969), di Giuseppe Patroni Griffi, quelle per “Il clan dei siciliani”, di Henri Verneuil, con Jean Gabin e Alain Delon (nelle quali c’è una citazione del Preludio BWV 543 per organo di Johann Sebastian Bach) e infine il commento sonoro ad una scena de “Il buon il brutto il cattivo” (1966), di Sergio Leone, intitolato “L’estasi dell’oro” perché accompagna la sequenza in cui il protagonista si aggira tra le tombe di un cimitero alla ricerca di 200.000 dollari in oro. Concludono la suite le splendide musiche di Nino Rota per “Il padrino”, kolossal dedicato alla famiglia Corleone, diretto nel 1972 da Francis Ford Coppola.

Nel 2012 Roberto Di Marino ha composto un Concerto per bandoneòn e orchestra d’archi in cui ha esaltato le qualità virtuosistiche e le sonorità suadenti di questo particolare strumento. Inventato pressapoco a metà dell’ottocento per avere un sostituto dell’organo più maneggevole, era dunque destinato alla musica liturgica nelle chiese sprovviste di organi. Qualche decennio più tardi il bandoneòn giunse a Rio de la Plata (secondo una narrazione aneddotica, fu un marinaio svedese a barattare il suo strumento per un po’ di liquore) e fu usato per l’accompagnamento del tango in sostituzione della fisarmonica, rispetto alla quale permetteva di sfruttare anche la mano sinistra. Roberto Di Marino ha strutturato il suo concerto in tre movimenti che, per certi aspetti, richiamano l’impostazione del concerto classico, con l’alternanza di movimenti rapidi e lenti. Il primo movimento contiene una lunga cadenza di carattere virtuosistico e una ripresa in tonalità maggiore. Il secondo movimento è quello più meditativo e presenta anch’esso una cadenza, seppur più breve. Il terzo ha un andamento brioso e, a tratti, ritmicamente molto irregolare e contiene una cadenza piuttosto breve. Tratto espressivo comune è naturalmente la verve ritmica, con insistite sincopi e contrattempi, esaltati da dissonanze sui tempi forti. L’orchestra accompagna, sostiene armonicamente e ritmicamente senza mai sovrastare il solista.

A cura di
Riccardo Crespi