7 aprile – “Sogni d’inverno”

Direttore: VAHAN MARDIROSSIAN
Pianoforte: ULADZISLAU KHANDOHI

Giovedì 7 Aprile 2022 – ore 17.00
Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo

Pianoforte: ULADZISLAU KHANDOHI
(Vincitore Primo premio RPM SANREMO 2021)
Direttore: MARDIROSSIAN VAHAN

Programma:

S. Rachmaninoff
Concerto per pianoforte
n 2 in do min op. 18

P.I. Tchaikovsky
Sinfonia n 1 in sol min
op. 13 “Sogni d’inverno”

NOTE ILLUSTRATIVE

Il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in do minore op. 18 rappresentò una svolta decisiva nella carriera di Sergej Rachmaninov: egli si considerava più compositore che pianista (nonostante il pubblico lo apprezzasse di più come solista) e nel 1897 presentò al pubblico la sua prima Sinfonia: fu un insuccesso clamoroso, in parte provocato dalla pessima direzione di Alexander Glazunov (1865-1936), che quella sera era ubriaco. La critica fu spietata e Rachmaninov cadde in una profonda crisi depressiva. Decise di non comporre più e di dedicarsi soltanto al pianoforte. Gli amici lo convinsero a rivolgersi ad un medico, Nicolai Dahl (1860-1939), il quale, ricorrendo all’ipnosi e alla psicoterapia, aiutò il compositore a riprendersi. Rachmaninov, così, portò a compimento il suo secondo Concerto per pianoforte e orchestra, che venne eseguito a Mosca il 27 ottobre del 1901, sotto la direzione di Aleksander Siloti (1863-1945) e con l’autore nel ruolo di solista. Il successo fu travolgente e da allora il Concerto n. 2 è tra i più amati dal pubblico. Rachmaninov dedicò la pagina proprio al dottor Dahl, che era anche un musicista dilettante. Sul piano stilistico, il Concerto risente dell’influsso di Caikovskij: il pianoforte è protagonista e la tecnica è trascendentale, l’orchestra accompagna, dialoga, si alterna al solista, la strumentazione è estremamente curata e ricca di effetti. Il Concerto è strutturato nei tradizionali tre movimenti: il primo, di carattere drammatico e grandioso, il secondo ha la dolcezza trasognata di un lungo notturno, il terzo alterna sezioni spigliate e gioiose ad altre più malinconiche, ma si conclude con un trionfo di vitalità.

La depressione è un elemento di contatto con il secondo brano in programma: anche Petr Ilic Cajkovskij, infatti, fu vittima della depressione, dopo che la sua prima Sinfonia, del 1866, fu duramente criticata da Anton Rubinstein e Nicolai Zaremba, professori del Conservatorio di San Pietroburgo. Dopo una revisione, soltanto l’Adagio e lo Scherzo furono ritenuti degni di un’esecuzione. La Sinfonia nella sua interezza fu eseguita soltanto nel 1868, a Mosca, sotto la direzione di Nikolai Rubistein. Cajkovskij, però, farà altre modifiche alla partitura nel 1874 e nel 1883 la Sinfonia, nella sua nuova e definitiva versione, sarà diretta a Mosca da Max Erdmannsdòrfer (1848-1905), direttore musicale della Società Musicale Russa. Il titolo “Sogni d’inverno” lascia trapelare che ci sia un “programma” alla base della composizione. Cajkovskij in una lettera alla mecenate Nadezda von Meck spiegò di aver visto un quadro (in cui era dipinta una strada immersa in un paesaggio invernale) che illustrava il primo movimento della Sinfonia, che infatti reca l’indicazione “Sogni di un viaggio d’inverno”. Anche il secondo movimento reca un titolo paesaggistico e sentimentale allo stesso tempo: “Terra di desolazione, terra di nebbie”. Inoltre il compositore era stato sull’isola di Valaam, nel lago Ladoga e la natura di quei luoghi può aver influito sull’ispirazione del musicista. Il terzo e il quarto movimento non hanno titoli programmatici: lo Scherzo riprende materiali tematici della Sonata in do diesis minore op.80. Nell’ultimo movimento, dopo un’introduzione cupa, la musica assume carattere popolare e festoso.

Riccardo Crespi