13 MAGGIO 2021 – “Da un concerto mozartiano ad una Sinfonia classica/romantica”

Direttore: MASSIMILIANO CALDI
Pianoforte: ALEXANDRA MASSALEVA

PROGRAMMA 

“DA UN CONCERTO MOZARTIANO AD UNA SINFONIA CLASSICA“

13 MAGGIO  2021 – Ore 18.30
Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo

Direttore: MASSIMILIANO CALDI
Pianoforte: ALEXANDRA MASSALEVA

Programma:

LUDWIG VAN BEETHOVEN
CONCERTO N. 2 in Si bemolle Maggiore Op. 19 per Pianoforte e Orchestra
1) Allegro con brio
2) Adagio
3) Rondò (Molto allegro)

FELIX MENDELSSOHN
SINFONIA N. 4 in La Maggiore Op. 90 (Italiana)
1) Allegro vivace
2) Andante con moto
3) Con moto moderato
4) Saltarello (Presto)

NOTE ILLUSTRATIVE

Il Concerto op. 19 in Si bemolle maggiore, pur essendo pubblicato come secondo, in realtà è il primo ad essere stato scritto da Ludwig van Beethoven. Il compositore, infatti, attese un po’ di tempo prima di offrire l’opera all’editore Franz Anton Hoffmeister di Lipsia e, a quanto pare, non era particolarmente convinto della qualità, trattandosi di un’opera giovanile. Un altro fattore che rallentò la pubblicazione era la possibilità di sfruttare l’esecuzione del concerto: Beethoven, come molti suoi contemporanei, era esecutore dei suoi stessi concerti e, finché essi non venivano pubblicati, deteneva “l’esclusiva”. Una volta pubblicato, invece, il concerto poteva essere eseguito da chiunque e, in un epoca in cui non esisteva il diritto d’autore, questo poteva essere uno svantaggio. Beethoven inviò le ultime parti del concerto all’editore il 22 aprile 1801, quando ormai il Concerto in Do maggiore op. 15 era già stato pubblicato. Ecco perché la numerazione e il numero d’opera non coincidono con l’effettiva cronologia della composizione. Che si tratti di un’opera giovanile, seppur revisionata successivamente, lo si può cogliere dai chiari riferimenti a Mozart, specialmente nel primo movimento. Anche il Rondò mostra reminescenze mozartiane, tuttavia il tema iniziale e numerosi passaggi nello sviluppo presentano delle vigorose sincopi, tratto assolutamente beethoveniano. Il Concerto fu dedicato a Karl Nickl von Nickelsberg, funzionario della cancelleria della corte imperiale, ma non esistono documenti che spieghino i rapporti tra i due personaggi.

Per i borghesi tedeschi del primo Ottocento i viaggi culturali in Europa erano una consuetudine: il giovane Felix Mendelssohn, accompagnato dal padre, si recò a Parigi, dove conobbe Luigi Cherubini, direttore del Conservatorio, che ammirò lo straordinario talento del giovane compositore. A vent’anni Mendelssohn si recò in Italia: visitò Venezia, Bologna, Firenze, Roma (alloggiò a Piazza di Spagna). La Sinfonia n. 4 in la maggiore fu composta proprio in seguito al viaggio in Italia, ma un documento ci rivela un dettaglio significativo: in una lettera ai familiari, del 1831, si legge: “L’Italiana. Voglio e devo serbarmela fino a che avrò visto Napoli, perché questa deve in qualche modo entrarvi”. Attraverso le lettere, ma anche i disegni (Mendelssohn era anche un eccellente pittore) è possibile ricostruire non solo le tappe del viaggio, ma anche le impressioni del compositore e il suo punto di vista sulla musica italiana. Sappiamo che Mendelssohn non era affatto convinto del primato della musica italiana, anche se ne riconosceva il glorioso passato. L’italianità della quarta sinfonia risiede non solo nel ritmo di saltarello del movimento conclusivo, ma più in generale nella freschezza dell’inventiva, nella cantabilità dei temi e nella luminosità della strumentazione.

A cura di
Riccardo Crespi